In tempo, nel tempo

sala d'attesa

Ho finito l’anno del ‘blog parlando del tempo, ed ero ritardo. Ricomincio l’anno del blog parlando del tempo, e sono ancora più in ritardo.

Anche uno dei primissimi post di questo blog era dedicato al tempo. Una riflessione lunghissima sul mio rapporto di amore ed odio con il tempo e gli orari,  e anche lì parlavo dei miei ritardi cronici. Mi è venuto in mente e l’ho riletto oggi, mentre pensavo all’importanza dei nostri tempi di attesa. Ci avete mai pensato? Noi passiamo lunghi momenti della nostra vita ad aspettare. Il turno alle poste, in banca, al supermercato, aspettiamo l’autobus, una telefonata o un messaggio, una e-mail , aspettiamo che il tempo sia migliore, che abbia smesso di piovere per uscire, aspettiamo di avere la voglia giusta per fare quello che rimandiamo da sempre.

Aspettiamo tutti un’opportunità che cambi la nostra vita, che la trasformi, che la migliori o la renda più speciale: una vittoria al Superenalotto, una grossa eredità, un lavoro o un aumento di stipendio, per svoltare e cambiare la vita. L’arrivo di una persona, un figlio, un marito, un amico, sognata, desiderata, immaginata, disegnata nella mente centinaia di volte, a cui abbiamo dato un nome, un volto, un suono della voce, e che magari di volta in volta abbiamo cambiato.

In attesa, come Tom Hanks in “The Terminal”,  la storia dell’uomo che rimane bloccato all’aeroporto di New York, senza poter  raggiungere la città, e vive lì dentro e aspetta di uscire, per mantenere una promessa preziosa. E nel tempo conosce tanti che come lui aspettano qualcosa, o qualcuno. Non uno dei film migliori di Steven Spielberg, è vero, e con un Tom Hanks particolarmente bolso, ma molto efficace nel raccontare il tempo fertile dell’attesa. Perché in effetti, mentre lui aspetta, riesce a fare un sacco di cose in quell’aeroporto, costruisce pure una fontana (!); e la battuta finale di quando ritrova quando lei (certo c’è una lei, altrimenti non sarei arrivata alla fine di un film che parla di uno chiuso in un posto senza poter uscire!)-  “ Tu cosa aspetti?” “ Io aspetto te” – è la sintesi perfetta di una vita di attesa, e della pienezza di tutto quel tempo.

Nella maggior parte dei casi l’attesa è invece il tempo della frustrazione, quello in cui si stufi perchè stai aspettando, e non puoi fare quello che vuoi,  e non vuoi avere quello che vorresti avere, e hai la sensazione di perdere attimi preziosi. L’attesa è tempo morto, tempo perso, pieno di pensieri che diventano sempre più grandi man mano che il tempo passa, e impegni successivi che si accavallano, e scadenza che si affollano, e sogni che si ammassano. E alla fine lo detesti quel tempo in cui devi aspettare, e monti di impazienza, di rabbia e di rancore, e quando alla fine arriva quello che aspettavi, non sai più goderlo, ed è sempre troppo tardi, e non è mai come lo volevi. E che noia.

Invece credo che ci perdiamo davvero molto, nel sottovalutare il tempo dell’attesa. Un tempo  che è denso di opportunità, di risorse, di speranza. Un tempo per riflettere, per conoscere e per guardare in profondità la realtà. Ore, giorni, settimane e mesi della tua vita, che non possono essere donate all’impazienza, ma vanno impiegate nella cura, nel coltivare quello che si attende, nel farlo crescere e maturare nella speranza, e nel desiderio. Per scoprire solo alla fine che magari non era così importante, o che al contrario valeva davvero la pena aspettarlo e desiderarlo.

Scriveva la mistica Madeleine Delbrel: “Bisogna imparare a essere soli ogni volta che la vita ci riserva una pausa. E la vita è piena di pause, che noi possiamo scoprire o sprecare. Quali “vantaggi” sono i nostri ritardi, quando si attende un marito, degli amici e dei figli. Ogni fretta di ciò che non arriva è molto spesso il segno di un deserto”. Ci ricorda così che il tempo dell’attesa è un tempo preziosissimo da dedicare alla preghiera, nel silenzio dei piccoli deserti guadagnati nelle pieghe delle giornate.  Perché quei momenti possiamo offrire tutto, e dare il nostro contributo a piccoli passi, un’Ave Maria dopo l’altra, un grano di rosari dopo l’altro, magari mentre si è in fila alla posta a pagare le bollette, per la vita di tante persone.

In quella preghiera  di deserto possiamo scoprire la gratitudine per quello che abbiamo, e quindi trovare il vero valore di quello che desideriamo. E possiamo ricordare e risentire l’eco della memoria di noi, che ci ridice ancora una volta quanto il nostro cuore sia assetato, di desideri e sogni, e che ogni attesa si risolve nella certezza dell’appartenenza all’ Unico, all’ infinito Amore a cui veniamo e a cui puntiamo. Solo in Lui ogni desiderio del cuore trova compimento, solo vissuta in Lui ogni attesa trova il suo senso.

Amare il tempo che si ha davanti, e vivere la pienezza dell’attesa di quello che desideriamo, è una Grazia  da richiedere. Perché oggi siamo spinti a pretendere tutto e subito, senza aspettare. Dobbiamo riprendere  l’immagine della clessidra, che ogni tanto compare ancora sugli schermi dei nostri computer, simbolo di attesa, di progetti da finire,   di opere iniziate e da portare avanti, nel tempo, lasciandosi lavorare dalla Grazia mentre aspettiamo. Nel silenzio e nella preghiera.

2 pensieri su “In tempo, nel tempo

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