Cercasi Felicità

Ad Albano e Romina bastavano un bicchiere di vino e un panino. Jovanotti in una canzone di qualche anno fa si chiedeva “dottore, che sintomi ha la felicità?”.  Gabriele Muccino – non proprio uno dei miei registi preferiti, va detto – anni fa ha diretto il film “La ricerca della felicità”, storia di un padre e un figlio, che dopo mille difficoltà e mille umiliazioni conquistano la tranquillità. Un film struggente, e un Will Smith da pelle d’oca, certo, ma caratterizzato da un raro tasso di angoscia, un’ ansia perenne che nemmeno l’happy end riesce a cancellare.

Insomma, la felicità di cosa è fatta? Soldi? Successo? Bellezza e giovinezza eterna? Salute infinita? Assenza completa di scocciature, entusiasmo perenne e sorriso eternamente stampato in faccia?Secondo molti è tutte queste cose insieme, o anche una per volta. Secondo uno straccio nella cucina di casa mia, invece, la felicità si raggiunge con una ricetta semplice, che prevede dosi sapientemente miscelate di comprensione, pazienza, dolcezza, baci, e allegria, da mescolare tutta la vita….

Certo, l’argomento è tosto. Fior di sapienti si sono scervellati nel corso dei secoli su questo principio, che guida la vita di ogni uomo. Non pretendo mica di cavarmela con un post scritto tra un articolo  per il giornale e una ripetizione. E’ solo che, dopo lunghi studi, sto arrivando alla conclusione che la felicità è molto di meno, e allo stesso tempo molto molto  di più, di quanto vogliono farci credere.

Partiamo dalle basi: il cuore dell’uomo ha sete di felicità ( e anche di pace, di verità e di equilibrio). Il problema è che a volte  essere davvero felici davvero sembra troppo difficile, e così spesso ci accontentiamo di felicità artificiali, chimiche, piccoli sprazzi di bianco su un muro tinto di nero. Benedette invece le volte in cui ci accorgiamo che, per essere felici davvero, basta poco.

Un incontro, un abbraccio, una carezza, anche solo uno sguardo o  due parole ricevute nel momento giusto; e poi una discesa in bicicletta a tutta velocità, la scala  progressiva della Fantasia in Re minore di Mozart – o le ottave della Passacaglia di Haendel, e le odiose sequenze di Bach, si può scegliere! – fatta tutta di filato, senza nemmeno una sbavatura, una giornata di sole a Roma, il mare, la montagna, il cielo stellato, vedere la felicità negli occhi degli amici e dei bambini, e riceverla di riflesso,  dire la verità  chiara e scrollarsi di dosso il peso della finzione, la sensazione del cuore che si apre agli altri  e scopre  così di essere più grande, i sorrisi limpidi e sinceri, fino ad arrivare  ad un buona cena, o addirittura ad un parcheggio non sudato al centro di Roma nell’ora di punta, un buon profumo, un vestito a fiori in estate, le scarpe che non fanno male, il turcco che non cola…. Queste piccole cose –  e molte altre ancora! –  sono semi di felicità. Forse perché mi accontento , forse perché sono ingenua,  forse perché sono “giovane” e non mi ricordo quasi nulla dello struggimento della  filosofia del liceo. O forse perché so che anche queste cose, labili,  piccole, meschine e volatili, fanno parte di un progetto di Felicità maiuscola, e trovano in esso la loro eternità.

E’ la felicità di essere Figli di Dio, rami innestati nella vite, di essere amati in tutto, anche nelle piccolezze, ed essere chiamati ad essere testimoni di salvezza e di verità. E’ la felicità per il dono della fede, che qualche anno fa, i miei genitori hanno  chiesto per me: hanno scelto per me il battesimo  e mi hanno dato l’opportunità di  inserirmi in questo fiume di Gioia maiuscola, come hanno fatto Filippo e Therese con Massimo, e Benedetto e Olivia con Tommaso in questi giorni. Assistere a questi battesimi, all’entrata di questi piccoli nella comunità cristiana,  e rinnovare ieri sera, con il Papa, all’apertura del convegno ecclesiale diocesano, le promesse del mio battesimo, mi ha commosso, e mi ha ricordato che per quanto possa mettere mille ostacoli, per quanto possa lasciarmi convincere che la vita è una schifezza, che la crisi non da’ speranza, per quanto possa crogiolarmi nella mia miseria, nella mia incapacità di cogliere le occasioni di bellezza, so che per me c’è un progetto di amore e di bene, “di pace,  non di sventura, per un futuro pieno di speranza (Ger. 29,11)” prima della felicità completa che, addirittura, sarà dopo la mia morte.  Tralcio innestato alla vite, posso rimanere nell’amore di Cristo, e partecipare così alla pienezza della sua gioia.

Come in “Harry ti presento Sally”, anche io posso combattere il lato oscuro ammettendo che “Sì, sono una persona felice”, nonostante tutto, aggiungo. Sono felice, per tutto quello che c’è,  per quello che c’è stato e non c’è più, e anche per quello che non c’è ancora.  E questa felicità  non nasce dalla mia capacità, ma dall’ essere parte di un disegno di amore e di bene che viene costruito giorno dopo giorno, e alla costruzione del quale, come dice San Paolo, tutto concorre.

Di cosa avere paura, dunque? Di desiderare di vivere la piccola felicità di ogni giorno? Mah, finché mi viene data forza, voglio provare a cogliere il bello di ogni giornata, e farmi usare dalla mani del Padre come strumento della sua Bellezza e della sua Gioia. Se Albano e Romina erano felici con un bicchiere di vino e un panino a Cellino San Marco, io che sto a Roma, sono cattolica, ho San Pietro a dieci minuti da casa, e la pizza bianca del forno di Campo de’ Fiori, direi che non mi posso lamentare.

5 pensieri su “Cercasi Felicità

  1. Verso la fine di marzo ti scrissi chiedendoti di pregare per Roberto, un mio carissimo amico malato di leucemia…. Ieri sera se n’è andato in Cielo, sereno…
    L’ultima volta che l’ho visto mi ha detto che sentiva la forza delle preghiere che lo sostenevano: si sentiva amato da Dio… Mi ha detto che proprio questa malattia lo aveva finalmente liberato da tutte le paure che avevano condizionato le scelte della sua vita, insomma, al di là della sofferenza fisica era felice, perchè finalmente era diventato “quel” Roberto per cui era stato creato…
    Mi manca Roberto…

    • …grazie Laura. L’immagine di Roberto che mi descrivi si associa oggi a quella di Chiara, la mamma di cui ho parlato nel post “Gianna e Chiara”: anche lei,come Roberto, oggi è tornata alla casa del Padre. Due persone che non ho conosciuto se non dalle testimonianze degli amici, e che però oggi, proprio da quelle testimonianze, diventano esempi di coraggio, fiducia, santità. Grazie per la condivisione, un abbraccio forte.

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