Controcorrente

matrimonio blog Nel 2013 sono stati celebrati in Italia 194.057 matrimoni, 13.081 in meno rispetto al 2012. Ce lo dice l’Istat, indagine pubblicata ieri. Eppure c’è ancora chi, in controtendenza, al  matrimonio ci crede ancora.  

La parola che ho detto più spesso nelle ultime settimane è sicuramente “grazie”. Ai miei famigliari, agli amici, alle persone che ho incontrato, al poliziottone della metro di Washington, e al ranger di quella di Boston. Ad una signora qui sotto, poco fa.

Anche questo è un post per dire grazie, e arriva ad oltre un mese di distanza dall’ultimo. Un periodo di silenzio, in cui non ho scritto volutamente nulla di tutto quello che stava accadendo nella mia vita. Un periodo di silenzio, per finire di organizzare, e poi vivere pienamente la felicità di un matrimonio. Il mio.

Sì, mi sono sposata. Cioè ci siamo sposati, io e quello che da qualche settimana è mio marito, e che nel momento in cui io scrivo, in una casa che profuma ancora di vernice fresca, dorme profondamente nella stanza accanto. Ci siamo sposati, e siamo felicissimi di averlo fatto.

No, non ci siamo sposati da soli, io e lui e poche altre persone, e ricevimento in pizzeria. No, non è stato un matrimonio da principessa. E’ stata una festa, con la famiglia riunita fino al terzo grado di parentela, fiori, musiche, una ‘500 rossa, una marea di foto, balli e canti.

No, non siamo impazziti nell’ansia dei preparativi, non abbiamo litigato sulla scelta dei piatti del servizio buono, né sui centrotavola, né sulle bomboniere, né abbiamo pianto di rancore e malinconia. La sera prima io ho perfino dormito.

No, non abbiamo deciso di sposarci forti di una straordinaria posizione economica, di stipendi di ferro e posti fissi: abbiamo deciso di sposarci, mesi fa, facendo i conti sulla precarietà, con un solo stipendio sicuro e l’altro ondeggiante,  convinti che, cominciando a spendere la vita,  tutto il necessario sarebbe arrivato.

No, alla nostra tenera età abbiamo scelto e deciso di non andare a convivere prima del matrimonio. Certi che non servisse provare prima com’è vivere con l’altra persona, “per imparare a condividere la quotidianità”, come ci hanno detto in tanti, ci siamo tuffati nell’avventura di iniziare una nuova vita insieme, in una nuova casa, solo ora che siamo marito e moglie. Controcorrente. Perché, come diceva Alberto Sordi, “ti vai a mettere un estraneo dentro casa”, e perché di fondo, vale sempre la regola “per meno di tutto non vale la pena”. Cioé per meno di tutta la vita, per meno di donarsi completamente all’altro, senza lasciare zone d’ombra, senza considerare difetti e abitudini che ci danno sui nervi, senza pensare che tanto alla fine si può sempre tornare indietro, non vale la pena di fare la fatica di lasciare le proprie rassicuranti abitudini, la nostra cuccia, i nostri spazi vitali. Ora quindi abbiamo una casa da riempire di quasi tutto, da imparare a conoscere e a curare, in cui crescere insieme. Non come singoli, non come coppia, come nuova famiglia.

Sì, abbiamo scommesso, abbiamo puntato tutto sulla certezza che la persona che abbiamo accanto è un regalo speciale che ci è stato fatto, e che l’unico modo per ringraziare è quello di donargli tutta la vita. Abbiamo puntato sul massimo, con tutto quello che più abbiamo di prezioso.

Sì ci siamo sposati in chiesa. E non perché la celebrazione è più bella, e l’organo ci sta tanto bene. Abbiamo detto sì davanti a Dio, abbiamo promesso “con la grazia di Cristo” di amarci tutti i giorni della nostra vita, come Cristo stesso ha amato la Chiesa. Ancora adesso mi tremano le gambe se ci penso. Lo abbiamo fatto perché crediamo e sappiamo che solo nella Grazia del sacramento possiamo avere la forza per portare avanti la promessa che abbiamo fatto. Perché amare un’altra persona ogni giorno della vita, dare la vita per l’altro, fino alla fine, è un’impresa titanica, “che a pensarci bene chi te lo fa fare? “, e a cui le nostre forze arrivano a stento, o non ci arrivano per niente. Con il matrimonio noi abbiamo ricevuto un dono speciale, a cui possiamo attingere senza limite.

E se è vero come diceva Chesterton, che la “misura di ogni felicità è la riconoscenza”, allora noi siamo felici, perché siamo grati a Dio per tutto quello che abbiamo ricevuto, per il dono del nostro amore, e per tutte le persone che ci ha messo accanto. E continuiamo a dire grazie.

Grazie a padre Maurizio, padre Vladimiro, padre Rocco, e agli altri sacerdoti amici che ci hanno accompagnato nella preparazione di questo passo così importante, ci hanno confermato nella fede, e ci guidano nel portarla avanti.

Grazie alle nostre famiglie, grandi, rumorose, sorridenti, che ci hanno circondato di affetto e coccole: agli zii e alle zie (e agli zii gemelli in maniera del tutto particolare!), ai cugini di ogni età e grado, ai fratelli e alle sorelle, ai nipotini, alle nostre mamme e ai nostri papà,

Grazie agli amici. Quelli che ci conoscono da sempre, e quelli che è come se ci conoscessero da sempre, quelli che ci hanno seguito dall’inizio, che hanno vissuto con noi i momenti più importanti della nostra vita, e hanno condiviso con noi anche la gioia di questo. E per quelli che da lontano ci hanno seguito, ci hanno pensato, col dispiacere di non esserci, e magari anche con l’amarezza di non essere stati avvertiti prima.

Grazie all’Oratorio piccolo di Roma, alle coppie che si sono preparate al matrimonio con noi, agli amici dell’Ora, ai ragazzi di S. Agnese, ai compagni di scuola, sparsi un po’ in ogni parte del mondo, agi amici vicini e lontani, a Valentina e al suo staff per averci fatto sentire a casa, a Teresa in Argentina, alla mia Camillina a Singapore, a Livia, a Giorgio, a Chiara, alla fantastica Elisabetta, a Sabrina e Clarissa, ad Alessio a Giovanni. Grazie a tutti per le preghiere, perché so che si cono state e ci sono ancora, e vi assicuro che le sentiamo tutte. Grazie a tutti quelli che mi hanno scritto via posta tradizionale, email, e facebook, via whatsup, e via messaggio, o che mi hanno fatto gli auguri di persona…e scusate se non ho risposto prima!

E grazie a te, marito, per tutte quelle cose che sappiamo già, e per quelle che scopriremo insieme.

E a voi lettori…grazie per la pazienza.

3 pensieri su “Controcorrente

  1. Carissima Maria Elena, che splendida sorpresa e che gioia. (Perdona il ritardo ma ti ho letto solo oggi. Sigh!!)
    Tanti auguri a te e a tuo marito, che Dio guidi ed accompagni i vostri giorni!

  2. Congratulazioni con “Costruire” di Niccolò Fabi.
    E’ controcorrente.
    Maurizio e Susi

    “Chiudi gli occhi
    immagina una gioia
    molto probabilmente
    penseresti a una partenza

    ah si vivesse solo di inizi
    di eccitazioni da prima volta
    quando tutto ti sorprende e
    nulla ti appartiene ancora

    penseresti all’odore di un libro nuovo
    a quello di vernice fresca
    a un regalo da scartare
    al giorno prima della festa

    al 21 marzo al primo abbraccio
    a una matita intera la primavera
    alla paura del debutto
    al tremore dell’esordio
    ma tra la partenza e il traguardo

    nel mezzo c’è tutto il resto
    e tutto il resto è giorno dopo giorno
    e giorno dopo giorno è
    silenziosamente costruire
    e costruire è potere e sapere
    rinunciare alla perfezione

    ma il finale è di certo più teatrale
    così di ogni storia ricordi solo
    la sua conclusione

    così come l’ultimo bicchiere l’ultima visione
    un tramonto solitario l’inchino e poi il sipario
    tra l’attesa e il suo compimento
    tra il primo tema e il testamento

    nel mezzo c’è tutto il resto
    e tutto il resto è giorno dopo giorno
    e giorno dopo giorno è
    silenziosamente costruire
    e costruire è sapere e potere
    rinunciare alla perfezione

    ti stringo le mani
    rimani qui
    cadrà la neve
    a breve”

Lascia un commento