Senza stancarsi

speranza

“Erano tempi oscuri, senza legge, né ordine”, dice la voce narrante all’inizio del film “La spada nella roccia”. Ha appena raccontato con tristezza la storia della spada prodigiosa che nessuno riesce ad estrarre per diventare re d’Inghilterra, di un trono senza corona e di un miracolo che non si è compiuto e che è stato dimenticato. Sappiamo che il film finisce bene.

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Radici

Non ricordo se l’ho già detto, ma nel caso lo ripeto: sono una persona fortunata. Me ne rendo conto mentre lo dico, quasi con stupore, o con il timore di sembrare sfacciata. Certo, non ho vinto la lotteria, né il Superenalotto, né il Gratta e Vinci, non ho uno zio miliardario in America che mi ha lasciato la sua cospicua eredità. Non ho un lavoro fisso, non so quando e se andrò in pensione, sono assillata dalla domanda “ma quando ti sposi?”. E non mi sono mancate le sofferenze e le lacrime. Ma la verità è che sono fortunata.  E non so nemmeno iniziare a dire perché.

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Cronaca del Tempo Ordinario

Poter partecipare alla messa tutti i giorni è un dono. Potersi accostare tutti i giorni al Corpo di Cristo presente nell’ Eucarestia è una Grazia, un privilegio che forse troppo spesso diamo per scontato. E’ proprio lì la chiave di volta della vita, è da lì che si parte per costruire tutto. Eppure a volte anche la messa può diventare un terreno di battaglia.

Ci sono giornate in cui l’attenzione si perde mille e mille volte, proprio come una pecorella che si allontana costantemente dal gregge; mezz’ora di messa può trasformarsi così in una lotta, un braccio di ferro tra la tendenza a divagare e il desiderio del cuore di offrire tutto al Signore, con lo sguardo diviso tra il tabernacolo e la realtà che ti circonda. In questi momenti, quando le difese si abbassano perché si è più stanchi o affaticati o perché si attraversa una fase di silenzio e aridità nella preghiera, si è molto più vulnerabili e deboli agli stimoli, o meglio agli attacchi, che vengono da due fronti, tipo missili terra – aria. Il primo attacco è sempre, ovviamente, quello del Nemico, pronto a suonare la sua melodia e a fare sentire la sua vocina. E poi ci sono i fattori esterni, i rumori, le voci, i movimenti di quelli che sono intorno a te,  o anche semplicemente, il colore di un vestito, una borsa, un dettaglio minimo che attiri l’attenzione: tutti piccoli particolari che, se hai già le difese un po’ abbassate e sei già sotto l’attacco dal Nemico,  arrivano come bombe a compromettere un equilibrio già precario.

Provo ad avventurarmi in una  breve cronaca di questa lotta. L’ intento  non è  giudicare o criticare  la devozione degli altri, ma solo raccogliere e raccontare tutti particolari che tutti almeno una volta abbiamo notato durante la celebrazione della messa e che, nei momenti di maggiore difficoltà, sono fattori di distrazione fortissimi.

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De Senectute

Finestre socchiuse, luci basse, televisione accesa; la pendola appoggiata al muro è rotta da anni, ma nessuno ha pensato ad aggiustarla; un divano, il bastone lì vicino, qualche medicinale sul tavolino, mucchi di libri e di giornali, una vecchia agenda usata come quaderno, un orologio con il quadrante grande. La casa di un anziano solo è piena di questi piccoli particolari, che circondano un mare di ricordi. La giornata è scandita da pochi appuntamenti fissi: il telegiornale, le previsioni del tempo,  Beautiful (non serve seguire la storia, tanto è sempre la stessa), il pranzo , il pisolino, Mara Venier il pomeriggio, la messa quando si può, la cena, qualche visita se la giornata è fortunata, tante telefonate, e via a dormire, prima di iniziare un altro giorno, spesso molto simile uguale a quello  appena finito.  Una vita intera racchiusa in piccoli gesti ripetitivi, ma così accoglienti e rassicuranti anche per chi li vede da lontano.

Quando si è giovani, l’idea della vecchiaia spaventa: proiettati al futuro prossimo, non si può pensare al giorno in cui avremo i capelli bianchi e il bastone accanto al divano, quando impiegheremo  un’ora per vestirci, quando l’udito si sarà abbassato e riusciremo a seguire a fatica una conversazione. Nel pieno della vita cammini sulle tue gambe, puoi  andare e venire dove vuoi, senza dare retta a nessuno, puoi fare del tuo pensiero il faro ispiratore delle vita, puoi inseguire i sogni  e i desideri di felicità. Non riesci a immaginare il momento in cui non sarai più autonomo.

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Mele, coccodrilli, comandanti e soldatini

Cado nel trappolone e ne parlo anch’io: è morto Steve Jobs. “Addio al pifferaio magico, addio all’innovatore,  scompare l’uomo visionario”: quanti ne abbiamo letti di titoli così in queste ore? E poi le foto, le vignette, il logo Apple listato a lutto, fino all’omaggio dei fan e ai mille video rimbalzati da YouTube. Succede sempre così quando muore un personaggio famoso: giornali, tv e siti internet tirano fuori pagine e pagine e pagine di approfondimento, e dedicano trasmissioni speciali di omaggio, chiamando in causa chiunque possa raccontare un aneddoto, analizzare un istante o scandagliare una piega della vita. Se poi la morte è violenta, o avviene in circostanze sospette, si può tirare avanti a raccontare per mesi interi, anche per anni. Quella di Jobs era per gli organi di informazione una morte annunciata: afflitto da un male incurabile, era solo questione di tempo. Tutto già preparato in attesa del trapasso. Per questo è stato possibile da subito trovare numeri dedicati di riviste di informatica, o in libreria una sezione speciale con le copie dell’ ultima biografia e i vari testamenti spirituali. Sono versioni dilatate del famoso “coccodrillo”, che in giornalismo è  il necrologio di un personaggio, aggiornato costantemente in attesa del momento di pubblicazione. Cioè in attesa della morte.

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